A Varedo integrazione, riuso e bellezza con “Tessuto sociale”

Sostenuto attraverso il bando 2018.4 dedicato alla marginalità sociale, il progetto “Tessuto sociale” nasce con l’obiettivo di realizzare un laboratorio di sartoria rigenerativa che utilizza materie prime provenienti da prodotti di recupero. I beneficiari a cui è stato proposto il percorso formativo – tutte persone in condizioni di fragilità sociale e di differenti culture ed etnie – hanno partecipato con interesse, convinte del fatto che la diversità porti ricchezza. Lo spiegano da Fondazione Famiglia Umana di Varedo, sottolineando quanto il progetto, avviato nel luglio del 2018 e concluso nel dicembre 2020, sia stato “un tempo bello, dentro il quale non c’erano confini di età, nazionalità, cultura e fede religiosa: tutto concorreva a creare bellezza in quella lingua comune che dimostra che insieme è meglio”.

La Fondazione Famiglia Umana entra in dettaglio scandendo i passi del progetto in una dettagliata relazione finale: alcuni estratti.

“Il progetto è nato dopo un’esperienza emotivamente intensa con una giovane ragazza nigeriana vittima di tratta il cui grido di aiuto non ci ha lasciati indifferenti. Era partita dal suo paese con il sogno di aprire una sartoria di abiti da sposa. Ora vive sotto protezione: non è più in pericolo e non ha ancora realizzato il suo sogno, ma si sta impegnando per costruire una nuova identità. Lei è stata la prima beneficiaria: la prima macchina da cucire l’abbiamo inviata al suo domicilio. La sua gioia, indescrivibile insieme alla nostra, ci ha spinto a impegnarci anche per altre persone. Ci siamo resi conto di quanto sia ancora diffuso il concetto di di “scarto”, attribuito alle persone. Da qui l’idea di utilizzare prodotti fuori uso, avanzi e, appunto, scarti per dare loro nuova vita – tanto agli oggetti, quanto ovviamente alle persone.

Trovare i beneficiari è stato molto facile: una delle nostre attività consiste nell’accogliere persone in condizioni di fragilità sociale, ascoltare i loro bisogni e accompagnarle, fin dove possibile, verso l’autonomia. Così, è stato sufficiente che una signora chiamasse le amiche per trovare il doppio del numero di volontari pronti ad assistere al corso di sartoria. Ma per dare continuità al percorso avevamo bisogno di una persona preparata: un annuncio sui social ed è entrata a far parte della squadra.

                                                                             

Le prime lezioni sono state complicate: in aule c’erano cinque donne di quattro nazionalità e continenti differenti che parlavano poco l’italiano e che volevano imparare tutto subito. In poco tempo le donne sono raddoppiate e hanno iniziato a portare con sé i bambini, che venivano intrattenuti in un’altra stanza da altre volontarie”.

Il primo progetto ha riguardato la realizzazione di alcune bomboniere: poi, ne sono seguiti tanti altri: “Ci hanno regalato dei foulard e hanno realizzato splendidi prendisoli. Da vecchi jeans è nato di tutto: borse, accessori per capelli e porta documenti. Da avanzi di ogni genere sono nati vasetti, accessori per l’arredamento, cucce per gli animali domestici, mantelle, cappelli, scaldacollo. Altre borse sono state create da campionari di arredamento e cerniere.

“Fino a quando è stato possibile, abbiamo partecipato a mercatini per farci conoscere e ricavare qualcosa per recuperare dei costi. Durante uno di questi mercatini una giovane donna in terapia oncologica ci ha espresso il desiderio di creare per lei qualcosa di delicato per la sua pelle: così è nata la linea di turbanti”.

Pian piano le sezioni della sartoria si ampliano, con l’introduzione delle sezioni dedicate a chi lavora a maglia e a uncinetto e le beneficiarie hanno proseguito il lavoro da casa. Ma la pandemia ha bloccato le attività e fatto precipitare le condizioni di alcune delle famiglie beneficiarie del progetto, già fragili economicamente.

In questi mesi Fondazione Famiglia Umana ha cercato di mantenere vivi i contatti, anche se in alcuni casi non è stato facile. Nonostante questo, il progetto “ha raggiunto gli obiettivi di integrazione e di inclusione, di formazione e di libertà creativa, di recupero e di uso di materiali. Ringraziamo la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza per l’opportunità che ci ha dato di costruire bellezza insieme”.

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