“Uno spazio per me”: dialogo, empatia e integrazione, anche a distanza

Qual è lo spazio giusto per me? È dove posso esprimere me stessa e farmi conoscere dagli altri
Silvia, quasi 17 anni.

Marco mi ha insegnato a prendere la lente di ingrandimento con cui credo che gli altri mi guardino e a utilizzarla in autonomia su di me, per capire come sto
Michael, 16 anni.

Uno spazio per me è lo specchio del mio stato d’animo, è il teatro in cui ricevo dal pubblico applausi se sono me stesso e fischi se recito una parte per piacere agli altri
Gabriele, a breve 19 anni.

 

Sono i ragazzi che hanno partecipato a “Uno spazio per me“, promosso dalla onlus Cuore e Parole in collaborazione Pepita onlus a commentare le attività realizzate dall’avvio dello scorso anno scolastico, nel settembre 2019, e prorogato fino a dicembre 2020. Obiettivo principale dell’iniziativa quello di realizzare un programma di rinforzo educativo ai presidi aggregativi attivi sul territorio, con la finalità di accompagnare i ragazzi in percorsi di consapevolezza del proprio sentire, di promozione del rispetto per sé e per gli altri, di scoperta e di valorizzazione nel gruppo delle inclinazioni individuali e di potenziamento del dialogo con le figure educative, facendo leva sull’importanza dell’empatia, dell’accoglienza e dell’ascolto reciproco.

Le interazioni si sono sviluppate intorno ai contesti parrocchiali e oratoriali di Seregno,  area di intervento sia dell’associazione capofila sia della cooperativa partner Pepita.

In seguito alla creazione dei gruppi per afferenza agli oratori e di sottogruppi per fascia d’età, si è avviata l’azione di “messa a terra” delle iniziative, modellate sulla base dei tratti emersi dai primi confronti con i ragazzi in termini di tematiche specifiche. Alcuni hanno esplicitamente espresso interesse preferenziale nei confronti del bullismo, delle dipendenze e del gioco d’azzardo.

Fissati gli appuntamenti insieme agli operatori e ai volontari delle parrocchie, a partire da ottobre 2019 si sono realizzati i cicli di incontri. Si sono attivate anche iniziative di informazione e di sensibilizzazione rivolte alle famiglie, con l’obiettivo di garantire, contestualmente alle azioni sui giovani, un servizio di supporto alla genitorialità. Alle iniziative corali, sia per i minori sia per gli adulti, si sono affiancate sessioni individuali di
ascolto per i casi di fragilità sociale e relazionale riscontrati (in tutto, 5 nuclei familiari).

Le azioni si sono interrotte a metà marzo 2020 a causa del sopraggiungere della pandemia e delle conseguenti misure governative per il contenimento dei contagi, che hanno imposto la chiusura dei poli aggregativi, oltre che delle scuole. Ma alcune iniziative sono proseguite a distanza, al fine di valorizzare il lavoro sin a quel momento svolto, evitando di “abbandonare” i ragazzi e le comunità attivate.

A giugno 2020, in considerazione delle concessioni governative e regionali rispetto alla realizzazione dei summer camp, i gruppi di adolescenti sono stati beneficiari di un corso di animazione mirato a ingaggiarli come animatori junior in occasione degli oratori estivi. Questa attività ha agevolato il processo di protagonismo, obiettivo del progetto, e ha riposizionato il ruolo di ciascun ragazzo rispetto alla vita comunitaria e agli obiettivi della proposta: non più solo beneficiario, ma anche co-creatore di significato sociale, portatore di sana collettività, oltre che promotore delle regole di contenimento del Covid-19 tra i propri pari e verso i più piccoli.

Grazie alla proroga accordata da Fondazione MB, una seconda fase del progetto ha visto la luce da settembre a dicembre 2020, interessando le comunità con incontri in presenza fino a fine ottobre e nuovamente a distanza sino al termine del progetto – rimodulazione resa necessaria dalle norme previste dal Dpcm del 3 novembre.

Questo nuovo scenario ha comportato alcune modifiche: il numero degli appuntamenti è aumentato, mentre ne è stata ridimensionata la durata, in modo tale da garantire una maggior continuità senza costringere i giovani alla prolungata connessione.

Il continuo ricorso alla connessione alla rete per svolgere ogni tipo di attività (studio, intrattenimento, dialogo, esercizio fisico) ha acceso una riflessione condivisa dagli operatori di progetto con i ragazzi stessi in merito all’esposizione mediatica della personalità e del corpo sui social network, soprattutto in una fase in cui le relazioni in presenza risultano “congelate”. Di qui, la scelta di dedicare ai gruppi “ado” anche approfondimenti di educazione all’affettività e alla sessualità.

“I numeri della partecipazione risultano maggiori rispetto a quanto preventivato: questo elemento si spiega chiaramente, considerando che la proroga ha consentito la copertura temporale, seppur parziale, di due anni scolastici, permettendo così di annoverare tra i beneficiari ulteriori sotto-gruppi formati al back-to-school del 2020 – spiegano dalla onlus – Dal punto di vista qualitativo, non avendo riscontrato tasso di abbandono delle attività né in presenza né a distanza, si può valutare la buona riuscita delle iniziative sulla base dell’indice di una partecipazione continuativa, soprattutto dei giovani”.

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