Dai luoghi agli spazi: le opere in mostra / Pino Pascali

Una selezione delle opere in mostra all'Orangerie della Reggia di Monza
Sezione numero uno, "Dai luoghi agli spazi"

Pino Pascali
Missile, 1964
Pittura su cartone – Monza, Fondazione Luigi Rovati

L’opera, che proviene dalla collezione privata di Sandro Lodolo, è uno dei bozzetti per il Missile in lamiera, anch’esso conservato nella stessa collezione e prodotto nel 1964 su committenza dell’azienda petrolifera “Esso” come elemento preliminare funzionale al montaggio di uno spot pubblicitario.

Il linguaggio grafico che caratterizza il Missile è di sapore decisamente pop, con un accostamento di cifre, lettere, simboli e scritte fra cui si legge in grande la sigla “USA” e varie parole in lingua inglese, parte di un testo in caratteri più piccoli, dipinto in grigio “tono su tono” e collocato perpendicolarmente rispetto alla verticale dell’opera stessa.

Pascali realizzava d’abitudine diverse versioni dello stesso soggetto, sviluppando nella sua personale ricerca artistica temi, tecniche e linguaggi che adoperava per rispondere agli incarichi professionali che gli venivano affidati come grafico pubblicitario. Fra essi, le armi (oltre a missili e lanciamissili, cannoni, bombe, fucili, pistole, mitragliatrici) costituiscono senza dubbio una delle sue grandi passioni, elaborate in decine di varianti diverse, spesso di dimensioni importanti; giocattoli ma anche ironici ribaltamenti delle icone pacifiste che andavano per la maggiore in quegli anni di hippies e figli dei fiori.

Invece Pascali, sfrontato, gioca alla propaganda militare; la logica, o il delirio di potenza su cui si basa la corsa agli armamenti durante la Guerra Fredda, e specialmente in quei mesi che vedono i primi interventi militari americani in Vietnam, ispira anche questa pubblicità del carburante che promette di proiettare felicemente il missile verso il suo obbiettivo; però la vivacità della patina cromatica e l’evidente giocosità dell’immagine fanno riferimento più al mondo dei bambini e delle favole che a quello degli eserciti.

Vicina soprattutto a Jasper Johns, l’opera dialoga apertamente con la Pop Art, assimilando il prodotto artistico all’immaginario massificato ma desacralizzando entrambi con spirito provocatorio e ludico.

Testo tratto dalla scheda dell'opera a cura di Martina Corgnati, contenuta nel catalogo della mostra a pagina 66.

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