Dai luoghi agli spazi: le opere in mostra / Salvatore Scarpitta

Una selezione delle opere in mostra all'Orangerie della Reggia di Monza
Sezione numero uno, "Dai luoghi agli spazi"

Salvatore Scarpitta
Sal's Red Hauter Special
auto da corsa, 1966 – 1967 – collezione privata, courtesy Montrasio Arte Monza e Milano

 

Questo prototipo, la più piccola delle auto da corsa costruite da Salvatore Scarpitta, non a caso nota come “macchina nana”, fu realizzato per il figlio di Leo Castelli, Jean Christophe, dal cui estate newyorkese è passata alla collezione Rosa e Gilberto Sandretto di Milano, poi alla Collezione VAF Stiftung e infine al presente proprietario.

Sal, nel titolo, sta come sempre per “Salvatore”. L’opera è un assemblage: telaio e ruote erano parte di una carcassa abbandonata al bordo di una pista in terra battuta in Maryland, mentre tutto il resto fu prodotto nell’officina-laboratorio dell’artista. L’opera è dedicata a “Terrore Rosso”, un pilota che Scarpitta stesso ha definito “idolo della mia infanzia americana, dai capelli rossi e la faccia da teschio”, scomparso in un incidente.

Già negli anni cinquanta, le opere di Scarpitta tendono a presentarsi come “cose”, oggetti amorfi realizzati in base a procedimenti il più possibile meccanici e avulsi dall’individualità dell’artista; la sua prima auto, nel 1964, radicalizza questo principio, integrando arte e vita e lasciando emergere anche la grande passione che Scarpitta aveva sempre nutrito per le corse automobilistiche, specie quelle “povere” disputate con fervore sui circuiti di provincia nel Middle East americano. “Mi sono messo a fare automobili”, ha dichiarato, “perché mi sembrava di correre direttamente alla sorgente di quelli che erano i contenuti dei miei quadri. Invece di applicare il tubo di scappamento ai quadri l’ho messo dove stava prima”.

Testo tratto dalla scheda dell'opera a cura di Martina Corgani, contenuta nel catalogo della mostra a pagina 64.

 

 

 

Comincia a scrivere e premi Invio per cercare